venerdì 10 aprile 2015

Note a margine di una tragedia. Una legge da rivedere.

E' sempre difficile trattare aspetti giuridici quando il dramma contingente di una strage immane e crudele si presenta nella sua attualità dolorosa. Eppure occorre sottolineare come oggi, la crisi economica che vive il nostro Paese e che con le aziende colpisce,inevitabilmente, le persone , diventa spesso causa di disperazione.
Disperazione che mai può giustificare reazioni inconsulte, ma che è bene però conoscere e,se possibile, evitare per il futuro. Oggi nella quasi totalità dei casi il fallimento comporta un processo per bancarotta, quasi una conseguenza inevitabile. Un delitto che prevede pene ,forse, troppo alte (la forbice edittale è da tre a dieci anni). Una certa minoritaria giurisprudenza aveva tentato, di recente, di richiedere quanto meno la volontà nel causare il dissesto. Giurisprudenza ignorata. Si è tornati ,per certi versi, a un quasi automatismo tra dissesto,fallimento e successiva condanna per bancarotta. Forse è arrivato il momento di porre mano ad una seria modifica della legge fallimentare, modifica che tenga conto non solo della contingenza oggettivamente difficile per le aziende ma che esalti la penale responsabilità per condotte realmente e consapevolmente tese al conseguimento del dissesto.