Trattatello di gatti e giudici…. (fam)
Un avvocato non finisce mai di imparare! Ecco perché siamo
(dobbiamo essere…) legati ai nostri Maestri. Ci insegnano sempre, anche quando
iniziamo a volare con le nostre ali.
Man mano che andiamo avanti nella bellissima avventura che è la
“conquista della convinzione altrui” scopriamo quanto sia vero l’assioma: “il
processo è il giudice”.
La Giustizia umana è “fatta” da esseri umani, con le loro
debolezze, i tic, le paturnie, i modi di porsi e di recepire.
La “conquista del consenso” non può non partire dalla
conoscenza di chi si vuole conquistare.
Creare da subito “antipatia” non è certo una brillante
strategia nella lotta mirabile verso l’assertività.
Come nel mondo animale, l’imprinting giudiziario andrebbe
studiato. Forse nel solitario meditare molti di noi lo hanno fatto e lo fanno.
Alcuni credono che sia un’arte. Ed io tra loro.
Per questo mi ispirerò all’amico gatto. Sì, quell’esserino
peloso che conosciamo sempre assai poco! Molto meno di quanto dovremmo. Conoscendo
il gatto possiamo conoscere il lato nascosto dell’essere umano. Il gatto è la
nostra zona d’ombra. Conquistala e avrai le chiavi dell’intimità altrui.
Il Giudice va trattato come un gatto!
Sono arrivato a questa conclusione dopo averne visti tanti e di
varie tipologie. Nella diversità di pelo e lignaggio tutti, però, avevano in comune
un aspetto: la diffidenza verso l’avvocato.
Il Giudice diffida di te esattamente come il gatto diffida
della tua prima carezza.
Se sbagli verso, intensità, momento, sei spacciato. Hai perso
non solo il consenso ma lo stesso rapporto. Una rottura insanabile e definitiva.
Dolorosissima.
Ecco perché abbiamo poco tempo per iniziare un approccio che,
se felice, potrà aiutarci nel prosieguo del cammino, se sbagliato ci perderà
definitivamente. Con risultati amari.
Il gatto va accarezzato per il suo verso. Regola aurea. Fatto
notorio.
La carezza non può partire sgradita o sorprendente! Se il gatto
è sorpreso scappa, quando non graffia!
Così il giudice. L’ imprinting pertanto non sarà mai fisico. Non inizialmente. Sarà invece simbiotico. Assertivo. Emozionale, ma a distanza.
Così il giudice. L’ imprinting pertanto non sarà mai fisico. Non inizialmente. Sarà invece simbiotico. Assertivo. Emozionale, ma a distanza.
Si comincia col valutare il “bersaglio” e si cerca, per quanto
possibile, di non creare discrasie. L’ osservazione iniziale è tutto. Il passo
successivo sarà la riproposizione speculare
del “quid” altrui. Quale possa essere il “quid” è poi l’arte stessa
dell’approccio. Ovviamente non ve la svelerò. Sarebbe inutile perché legata a
mille variabili che solo un’acutezza allenata potrà cogliere.
Conquistato il primo stadio dell’ imprinting si procederà con
assoluta levità verso il secondo: la riproposizione. Fare proprio quel “quid”
cercando di non sublimarlo. Anzi, possibilmente restando nel sottotraccia.
Understatement, direbbe un navigato barrister. Proporlo all’autore originario
con la soavità che non lasci pensare allo scimmiottamento. Se ci si riesce
siete a metà dell’opera.
Una volta conquistata l’empatia proseguiremo verso il
raggiungimento della meta intermedia : la prima carezza.
La prima carezza è come il primo bacio, sbagli momento, modalità,
caratura e l’amore è finito senza nemmeno sbocciare. Non potrà mai essere
nemmeno ricordo tanto sarà grande il peso del fallimento. Frustrante come una
porta sbattuta in faccia, come uno sguardo nemmeno ricambiato. Il gelo di un
inverno perenne senza speranza di primavera.
La prima carezza non la farete mai voi, non nell’intenzione,
almeno! Vi sarà richiesta. Voi la farete esattamente quando sarà attesa. Il
tempismo e l’intensità sono coniugati indissolubilmente. Il giusto momento, la
giusta carezza. Il primo dovrete saperlo cogliere, la seconda dovrete saperla
fare.
La prima carezza…ah quanto impegnativo quel tocco atteso per
essere giudicato, analizzato spietatamente e solo dopo, forse, finalmente
gradito!
Mai contropelo, ovvio, e lo sappiamo già!
Mai intrusivo che dia l’idea del possesso vantato.
Mai sfuggente che denoti ritualità.
La carezza deve comunicare lealtà, verità, condivisione .
Anzi, ancor di più: Purezza d’intenti!
Il successo della prima carezza abbasserà la guardia iniziale
di chi ora state accarezzando. E’ fatta!
Siete entrati oltre le originarie difese, i cavalli di frisia
sono vinti, non c’è altro che da proseguire nell’alternarsi tra invito e dono.
Il resto della storia, tocca a voi scriverla…
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