Virtuosi e infelici.
Non mi entusiasma questa campagna
elettorale. Ormai, da tempo, si è abusato della mia personalissima capacità di
sopportazione. Ogni volta mi interesso sempre meno a questo tipo di competizioni. Avendo il privilegio di non
avere sponsorizzati né sponsor, pertanto trovandomi in una di quelle situazioni
ideali che sono solite definirsi “di libertà”, proverò a riflettere su un
aspetto sul quale mi sono imbattuto stamattina presto.
Un articolo recitava: “Il livello
dei consumi è tornato a 50anni fa!” Qualcuno tra i miei conoscenti, che auspica
da sempre un ritorno alla frugalità, potrebbe a questo punto lasciarsi andare
ad un “Evviva!”. Eppure le cose non stanno esattamente così, non possiamo ridurle
così. Non si tratta di “scegliere” la frugalità, è che non possiamo permetterci
più il consumo. Siamo ormai entrati nell’era de “i conti prima di tutto”. Il
pareggio di bilancio è principio ormai sancito a chiare lettere e i popoli
devono mettere ordine ai conti, seguirà il benessere nella misura in cui i
conti lo permetteranno.
Ad una sessione di economisti il
principio parrebbe talmente ovvio da non dover essere nemmeno ricordato, prima
di ogni intervento. Noi siamo la giusta proporzione tra introito e uscita.
Nessuna digressione a questo totem numerico. Nessuna fantasia che sarebbe bollata
come eversiva o,peggio, rivoluzionaria.
Insomma la logica della nostra
vita è ricondotta all’esercizio dell’attività bancaria: ti darò questo se tu
puoi restituirmi quello. Il resto è tabù.
Ebbene, dopo attenta riflessione
cedo che questo principio sia destinato a trasformarci in contabili della
nostra esistenza. Senza il minimo spazio per la fantasia. Siamo virtuosi, ma fondamentalmente
infelici. Viviamo per il Sabato e non viceversa. Qualcuno potrà dire che la mia
visione è nichilista, forse addirittura anarchica. Non mi offendo. Forse me lo
merito anche. Eppure credo che quanto oggi appare anarchico domani sarà volontà
diffusa. Se “questa” Europa a trazione germanica ci impone una logica restrittiva
che diventa però espansionistica per il padrone, allora qualcosa non va, ed è
ora di rivederla. Perché se non saranno i governi a capirlo allora ci
penseranno i popoli. Se la virtù dei conti è l’infelicità del vivere attraverso
la frustrazione del desiderio allora non c’è virtù. Solo apparenza contabile.
Ci metteranno fuori dal contesto
europeo? E’ possibile. Ma col tempo che ne sarà di un’Europa spietata che
impone il sacrificio come unica ricetta per favorire i grandi a discapito dei
piccoli? Credo che la frustrazione del desiderio non sia connaturata all’uomo.
Pensare l’opposto è follia. Finiranno col cacciare il Sud dell’Europa?
Penseranno di fare a meno di Spagna,Grecia e Italia? E’ possibile. Ed al
momento ho una sola risposta: all’olio dei motori tedeschi preferisco l’olio d’oliva.
L’insalata ha più sapore!
francesco antonio maisano
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