sabato 9 febbraio 2013

Virtuosi e ....infelici.



Virtuosi e infelici. 


Non mi entusiasma questa campagna elettorale. Ormai, da tempo, si è abusato della mia personalissima capacità di sopportazione. Ogni volta mi interesso sempre meno a questo tipo di  competizioni. Avendo il privilegio di non avere sponsorizzati né sponsor, pertanto trovandomi in una di quelle situazioni ideali che sono solite definirsi “di libertà”, proverò a riflettere su un aspetto sul quale mi sono imbattuto stamattina presto.
Un articolo recitava: “Il livello dei consumi è tornato a 50anni fa!” Qualcuno tra i miei conoscenti, che auspica da sempre un ritorno alla frugalità, potrebbe a questo punto lasciarsi andare ad un “Evviva!”. Eppure le cose non stanno esattamente così, non possiamo ridurle così. Non si tratta di “scegliere” la frugalità, è che non possiamo permetterci più il consumo. Siamo ormai entrati nell’era de “i conti prima di tutto”. Il pareggio di bilancio è principio ormai sancito a chiare lettere e i popoli devono mettere ordine ai conti, seguirà il benessere nella misura in cui i conti lo permetteranno.
Ad una sessione di economisti il principio parrebbe talmente ovvio da non dover essere nemmeno ricordato, prima di ogni intervento. Noi siamo la giusta proporzione tra introito e uscita. Nessuna digressione a questo totem numerico. Nessuna fantasia che sarebbe bollata come eversiva o,peggio, rivoluzionaria.
Insomma la logica della nostra vita è ricondotta all’esercizio dell’attività bancaria: ti darò questo se tu puoi restituirmi quello. Il resto è tabù.
Ebbene, dopo attenta riflessione cedo che questo principio sia destinato a trasformarci in contabili della nostra esistenza. Senza il minimo spazio per la fantasia. Siamo virtuosi, ma fondamentalmente infelici. Viviamo per il Sabato e non viceversa. Qualcuno potrà dire che la mia visione è nichilista, forse addirittura anarchica. Non mi offendo. Forse me lo merito anche. Eppure credo che quanto oggi appare anarchico domani sarà volontà diffusa. Se “questa” Europa a trazione germanica ci impone una logica restrittiva che diventa però espansionistica per il padrone, allora qualcosa non va, ed è ora di rivederla. Perché se non saranno i governi a capirlo allora ci penseranno i popoli. Se la virtù dei conti è l’infelicità del vivere attraverso la frustrazione del desiderio allora non c’è virtù. Solo apparenza contabile.
Ci metteranno fuori dal contesto europeo? E’ possibile. Ma col tempo che ne sarà di un’Europa spietata che impone il sacrificio come unica ricetta per favorire i grandi a discapito dei piccoli? Credo che la frustrazione del desiderio non sia connaturata all’uomo. Pensare l’opposto è follia. Finiranno col cacciare il Sud dell’Europa? Penseranno di fare a meno di Spagna,Grecia e Italia? E’ possibile. Ed al momento ho una sola risposta: all’olio dei motori tedeschi preferisco l’olio d’oliva. L’insalata ha più sapore!

francesco antonio maisano

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