Il
giornalista della Procura è una specie tipicamente italica. Lo si può
riconoscere facilmente, all’inizio di un processo penale di rilievo, non tanto
da come si abbiglia quanto da come si muove. Sempre un passo dietro al Pubblico
Ministero. Talvolta parallelamente all’avvocato di Parte Civile. il giornalista
della Procura ha sempre un taccuino aperto per non lasciarsi sfuggire nemmeno
un anelito del rappresentante della Pubblica Accusa o di quella privata; vuoi
mai che questi starnutiscano e si finisca col perdere qualche umore
investigativo degno di rilievo? Non sia mai!
Il
giornalista della Procura guarda con malcelata diffidenza l’avvocato della
difesa. Una volta finito il suo lavoro di raccolta delle informazioni
ufficiali, quando non abbassa gli occhi al passaggio de difensore, gli agita
contro il lapis smozzicato e scandisce: “il suo assistito si dichiara colpevole,
vero?”
Ma
questo solo nei giorni dispari. Solitamente al passaggio dell’avvocato
difensore del “Mostro”, il bravo giornalista della procura volge altrove lo
sguardo fingendo di aggiustarsi il bavero della giacca stazzonata.
Esiste
poi una variante del giornalista della
procura, il giornalista della procura finto tonto.
E’
quello che una volta confezionato il suo “pezzo” in purissimo stile
accusatorio, chiama al telefono il difensore del “mostro” solo per avere
conferma di qualche dettaglio che magari non trova nei suoi appunti.
Se
per caso ti lasci andare con questa sottocategoria, quanto gli dirai sarà
rimodellato secondo la funzionalità del suo progetto iniziale che resta sempre
quello: “dagli addosso all’imputato!”
Alcuni
esperti della fauna giustificano questo esemplare sostenendo che “se fosse
diverso il suo comportamento dalle procure non avrebbe più una notizia una!” E
quindi sarebbe una questione di sopravvivenza.
E in
tempi di d crisi con la sopravvivenza del posto di lavoro non si scherza!
Pazienza
se nella cultura anglosassone avvocato dell’accusa e avvocato della difesa
godano della stessa considerazione, in assoluta parità davanti al giudice terzo
(che ,peraltro, non rilascerebbe una dichiarazione manco sotto tortura! ).
Noi
mica siamo in Inghilterra! Per noi, Albione, era e resterà sempre e solo
perfida, anche (soprattutto!) quando s’impiccia di cronaca giudiziaria!
francesco antonio maisano
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