venerdì 11 maggio 2012

Doveva morire!


Doveva Morire! (fam)


Uno dei terreni (o per meglio dire,territori..) sui quali lo scontro tra le diverse culture si è sempre scatenato è quello della responsabilità della condanna a morte di Gesù di Nazareth.
Chi ebbe la responsabilità di quella condanna?
Chi ne fu l’artefice?
A chi,insomma,ascrivere il “peso” di una sentenza finale che gran parte del mondo percepisce come ingiusta?
Evidentemente non esiste una risposta univoca, altrimenti non si spiegherebbe come mai gli stessi Evangelisti “sfumano” i loro bersagli diversificando il giudizio di responsabilità.
Matteo, giudeo che scriveva (in aramaico) per i giudei, non esita a responsabilizzare, in modo diretto e forte, non solo il Sinedrio ma tutto il popolo ebraico, reo di aver chiesto che il sangue del Cristo cadesse  addirittura sulle generazioni a venire;  Giovanni offre una “rilettura” di Pilato in chiave quasi assolutoria. E’ Giovanni che ci tramanda la famosa risposta che Gesù diede a Pilato negli ultimi momenti nei quali i due stettero faccia a faccia: “…chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande”(Gv19,11).
E’ sicuramente materia da maneggiare con grande prudenza. Senza mai dimenticare che un’interpretazione distorta è stata presa a pretesto addirittura per la persecuzione di un intero popolo. Ma è un terreno sul quale le omissioni potrebbero essere esse stesse colpa.
Il sistema giudiziario giudaico nel 33/36 d.C. non prevedeva l’esecuzione della pena capitale. O,per meglio dire, il potere di infliggere la pena di morte era riservato alla sola autorità romana,quale forza occupante.
Conosciamo storicamente l’uso della lapidazione, ma a quei tempi era piuttosto una reazione immediata della gente in caso di flagranza di “delitti religiosi” quali la bestemmia e l’adulterio.
Gesù doveva essere in primis processato, attesa la mancata  flagranza, e l’eventuale condanna capitale non poteva che essere deliberata ed eseguita dall’autorità romana. Su questo nessun dubbio è consentito.
Premettiamo,allora, che la richiesta di condanna a morte giunse sicuramente dai presenti (la folla..) che fronteggiava Pilato nel pretorio.
E’ la folla che chiederà il rilascio di Barabba e griderà con forza “Cucifige!”.
Certo non tutta Gerusalemme ma coloro che accolsero il prevedibile invito di Caifa e degli altri notabili del Sinedrio (la claque,diremmo oggi). Diversamente non si capirebbe come tutta una città che, appena una settimana prima, aveva Osannato Gesù (“Osanna,Figlio di Davide!”)che percorreva le strade a dorso di Mulo gii si fosse rivoltata contro volendolo morto.
Fatta questa necessaria puntualizzazione occorrerà chiedersi se il Governatore romano, Ponzio Pilato, avrebbe potuto salvare la vita dell’ imputato eccellente.
In teoria sì, In pratica no!
A seguire i Vangeli, Pilato tentò sicuramente di “allungare il brodo” (come diremmo oggi). Temporeggiò,trattò,lusingò (l’invio del prigioniero da Erode Antipa costituì sicuramente un tentativo di aggirare la caparbia del Sinedrio). Ma il punto di non ritorno fu costituito dalla frase che la folla gli urlò contro:
“Se liberi costui non sei amico di Cesare!” (Gv,19,12).
Immaginiamo la situazione:
L’autorità territoriale di Giudea, il Governatore Ponzio Pilato, messo lì dall’impertaore Tiberio (Cesare,appunto) viene accusato dalla folla di Alto Tradimento se si ostinerà ancora a voler difendere un bestemmiatore sconosciuto.
Davanti a tali argomenti nulla avrebbe potuto fare Pilato. Nulla di diverso da quello che fece.
Ma Gesù avrebbe potuto veramente salvarsi?
Crediamo che la risposta corretta a tale domanda debba essere negativa.
Gesù avrebbe potuto salvarsi solo a condizione che “il calice gli fosse passato davanti” senza essere bevuto. Ma quel-
l’ amaro calice da bere era il prezzo per il riscatto dell’intera umanità e andava bevuto.
L’obbedienza di Gesù alla volontà del Padre era il cardine ineludibile; i comportamenti degli uomini furono  sicuramente importanti eppure ,al contempo, consequenziali segmenti di un piano che trascendeva il loro potere.
Gesù doveva morire!
Ma gli uomini nulla opposero con il loro libero arbitrio.

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